Dispersi nel “combinato disposto”

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OVVERO QUANDO ORIENTARSI TRA DISPOSIZIONI CONTRADDITTORIE E’ IMPOSSIBILE

Che la Banca in tema di emergenza abbia scelto la strada delle disposizioni unilaterali, lo sappiamo già tutti.

 Nella presunzione di fare prima e meglio, sicuramente.

 Purtroppo, come è ormai evidente da mesi, non è riuscita affatto nell’intento e anzi è riuscita solo a fare “tardi” e “male”.

Tardi: dopo l’impennata di contagi di ritorno, dopo le disposizioni del Governo, dopo settimane dall’emanazione di norme e circolari, dopo che saranno scappati tutti i buoi, probabilmente.

Ma soprattutto “male”.

Perché nel fare comunicazioni su comunicazioni, indugiando fino all’inverosimile per adottare provvedimenti di tutela, preoccupata solo di “togliere” e mai di “provvedere”, si è da tempo avviluppata nelle sue stesse disposizioni, tanto da averne completamente perso il bandolo. Non dimentichiamo come, recentemente, durante un incontro, mentre il Segretario generale sosteneva una posizione, la Responsabile del Servizio RSPP sosteneva quella opposta.

Così i colleghi, lungi dall’aver chiaro il modo di fronteggiare con lucidità le tante circostanze “inedite” che si presentano in questa situazione senza precedenti, si trovano dispersi nelcombinato disposto di affermazioni, comunicazioni e note in successione, che finiscono financo per contraddirsi l’una con l’altra.

L’ultima comunicazione, inviata a tarda ora col fare tipico di chi attende il favore delle tenebre per fare la magagna, è (speriamo) l’apice dell’incongruenza e dell’irresponsabilità.

Perché non dice affatto cosa fare, ma senza dubbio apre un mondo al tema del “cosa chiedersi”:

–       cosa faranno i genitori con figli minori di 14 anni, cui disposizioni precedenti garantivano la priorità nella scelta dei rientri, ora che è richiesta una “piccola rinuncia in termini di flessibilità rispetto a quando svolgere la propria prestazione in presenza”? E come se la caveranno i medesimi coi rientri in occasione dei – già in atto e numerosi – provvedimenti di attivazione della didattica a distanza?

–       come farà chi ha avuto contatti primari e secondari, e in base a nota deve essere posto in delocalizzato, a “garantire la presenza di una settimana intera al mese” senza spostarla e senza venir meno al concomitante divieto di “lavorare in presenza fuori dai team”?

–       come si farà a predisporre piani ferie rispettando le settimane di rientro, senza ottenere il medesimo effetto?

–       come faranno le unità di piccola dimensione a non superare il 25% se la sola presenza di titolare/sostituto è sufficiente a coprire l’aliquota, ma anche gli altri devono rientrare, per obbligo, 5 giorni? E le unità di grande dimensione, in cui la presenza era inferiore al 25%, dovranno dunque incrementare i propri rientri? È sulla media tra questi (iniqui) effetti che si conta di ottenere il 25% per struttura?

–       il 25% si calcola sul totale o con l’esclusione di soggetti fragili/telelavoristi che, come da disposizioni precedenti, non hanno l’obbligo di rientro?

–       in che modo questo sistema riuscirebbe meglio a “mantenere alto il tasso di innovazione e a coordinarci con i colleghi”, visto che i colleghi comunque non si incontrano (ma faranno utilissime riunioni via Skype anche quando sono in presenza)?

–       come si fa, per le attività non delocalizzabili, a “rafforzare i presidi di sicurezza attraverso una rigorosa applicazione dei protocolli in vigore”, se l’applicazione era – vogliamo sperare – già rigorosa e i protocolli non sono cambiati (ma i contagi aumentano)?

Sappiamo già quale è stata finora la risposta, davanti a quesiti di questo tipo: “occorre flessibilità”. Affermazione che, manco a dirlo, fa a cazzotti con l’ultima nota, quando recita che è richiesta una “rinuncia in termini di flessibilità”.

Mentre il Governo invita a stare a casa e Governatori regionali e Sindaci serrano le misure restrittive anti contagio la Banca non riesce ancora ad ammettere che occorre introdurre flessibilità e non ridurla.

Per abbreviare il più possibile la durata di quello che inevitabilmente ci aspetta – e ormai è chiaro a tutti, perché lo abbiamo già vissuto – bastano semplici principi: delocalizzato al massimo per chi può operare da remoto, riduzione dell’operatività accompagnata da split team per chi opera in presenza.

Da ultimo viene da chiedersi: come si fa a “mantenere alto il tasso di innovazione” se il nostro Istituto non è in grado neppure di adattarsi di fronte all’emergenza, perché troppo impegnato a tenere fermo lo status quo, mentre intorno viene giù il mondo?

Per questa domanda la risposta la sappiamo: i Mammut si sono estinti da tempo.

Roma, 27 ottobre 2020

La Segreteria Nazionale