Ripensare il lavoro in emergenza

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DI FRONTE AL PERSISTERE DEL RISCHIO SANITARIO, ABBIAMO RIAPERTO IL CONFRONTO CON L’AMMINISTRAZIONE

I dati sulla diffusione del Covid-19, in Italia e ancor più nei Paesi limitrofi, evidenziano purtroppo la persistenza di un grave rischio sanitario legato alla pandemia.

In Banca d’Italia, vale la pena ricordarlo ancora una volta, neanche durante la fase di lock down la pandemia ha impedito di svolgere appieno tutte le attività istituzionali. E’ stato grazie all’impegno dei colleghi che hanno assicurato le attività da svolgere necessariamente in presenza e, in tutti gli altri casi, grazie al corretto utilizzo degli strumenti di lavoro a distanza. A quest’ultimo riguardo sono finalmente caduti tanti tabù e lo smart working ha consentito quella flessibilità necessaria per superare vincoli altrimenti insormontabili.

L’organizzazione della Banca e il suo personale hanno quindi saputo rispondere alle sfide poste dall’emergenza, allineandosi alle migliori prassi organizzative, non solo del settore pubblico ma anche di quello privato. Con il passare del tempo, però, la gestione delle risorse umane ha evidenziato crescenti criticità.

Dal punto di vista della normativa interna, il lavoro a distanza è rimasta in una specie di “limbo”, perché il delocalizzato e il telelavoro non possono essere applicate nei termini ancora previsti dal Regolamento del Personale. Anche per recepire l’evoluzione della decretazione di emergenza, l’Amministrazione continua a introdurre misure straordinarie, che non sempre sono apparse sensate a ancor più spesso sono risultate di difficile applicazione da parte dei gestori. 

Ulteriori difficoltà ha posto la riapertura delle scuole, con l’inevitabile emergere di disservizi (nella migliore delle ipotesi) e casi di contagio con relative quarantene (dei figli e dei genitori). E a breve comincerà la stagione influenzale. 

Non si comprende in questo contesto l’urgenza di costringere i colleghi a tornare in ufficio, imponendo un numero minimo di giorni e talvolta “caldeggiandone” un numero ancora superiore: con tutte le difficoltà che comporta – anche solo per il rispetto delle misure di prevenzione del contagio – riempire di persone i corridoi, le mense e gli spazi comuni. Accrescendo non solo il rischio – o anche solo le difficoltà familiari – di chi deve tornare in ufficio, ma anche di chi già per necessità si trovava a lavorare nei locali della Banca.

L’impressione è che la gestione delle risorse umane della Banca anteponga il “dove” il lavoro viene svolto al “se” e al “come” il lavoro può essere svolto. Eppure l’esperienza ha dimostrato che in molti casi il lavoro in presenza non comporta neppure un vantaggio di produttività, mentre sicuramente comporta un danno l’improvvisa riduzione o interruzione delle attività da parte di colleghi positivi o ammalati. A tale proposito, sarebbe semmai auspicabile che venisse ampliata la gamma delle attività delocalizzabili, con interventi sulle procedure informatiche e organizzative, nonché formative, per dare a un numero più alto possibile di colleghi la possibilità di svolgere l’attività lavorativa da remoto. Rimane infatti la necessità stringente di tutelare la salute di coloro che svolgono attività non delocalizzabili: riteniamo che, nell’attuale contesto di rialzo dei contagi, sia necessaria una revisione delle condizioni lavorative dei colleghi interessati.

Per tutte queste considerazioni – che possono apparire perfino banali, nella loro semplicità – durante l’incontro negoziale della scorsa settimana abbiamo chiesto e ottenuto che venisse al più presto calendarizzato un confronto sul lavoro in emergenza. Per affrontare in modo ordinato, secondo una logica basata sul dialogo, problemi complessi come quelli emersi in Banca per il protrarsi del rischio sanitario legato alla pandemia, consapevoli che la Banca d’Italia è una realtà variegata, dove si fanno lavori che richiedono la presenza, a volte anche gomito a gomito, e lavori che possono essere svolti anche da remoto. 

Come tavolo sindacale unitario, rappresentativo della maggioranza di tutti i comparti del personale, riteniamo di essere in grado di portare al confronto la necessaria visione d’insieme.

CIDA     SIBC     CGIL     CISL     DASBI     FABI     UIL