Incubazione d’Autunno

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A solo una settimana dall’avvio del “piano di rientro in ufficio” per la Banca sembra essere già tempo di bilanci.

Così, venerdì scorso, i colleghi hanno ricevuto un report del Servizio comunicazione su “come è andata”: quanti colleghi, quanti esoneri, quanti test sierologici, quante navette e parcheggi, quanti bambini all’asilo (al netto delle problematicità della nuova gestione), quante attività rilanciate e quante se ne faranno.

Quanto è bello ed efficiente questo rientro, insomma, e quanto lo sarà.

Tuttavia, se si pensa che si è trattato di una settimana collocata in un periodo in cui i rientri estivi non possono dirsi ancora conclusi, le scuole non sono iniziate e, insomma, il trantran della quotidianità non può ancora dirsi “a pieno regime” sembra di scorgere un po’ troppo determinismo, mentre molto meglio sarebbe attendere almeno il “periodo di quarantena” per tirare qualche somma, anziché fornire numeri sparsi che risultano davvero poco utili per capire cosa sta accadendo, cosa accadrà e come è fatta la strada che ci troviamo a percorrere.

Purtroppo, infatti, il percorso si prospetta tutt’altro che lineare, ma pieno di curve e ostacoli e in mezzo a tanti numeri se ne deve essere evidentemente perso qualcuno: quanto aumentano i contagi, nel nostro Paese e nel mondo, quante difficoltà si prospettano, specie con la riapertura delle scuole, quanti cluster sono diffusi nel Paese, quante zone rosse sono state dichiarate negli altri, con tutto quello che comportano e, ahinoi, ben conosciamo.

Questo non significa, a nostro avviso, che tutto deve di nuovo fermarsi ma che è necessario essere ben preparati all’autunno che ci aspetta di cui la settimana trascorsa porta in sé, in incubazione, tutte le possibili criticità e occorre, quindi, cautela.

Invece, da quanto sappiamo, è stato sufficiente proclamare la settimana del rientro perché in molti ambiti scattasse la corsa al richiamo, con una richiesta di presenza dei colleghi molto maggiore di quella inizialmente prospettata dalla Banca.

Probabilmente si pensa che le tante raccomandazioni ricevute sui comportamenti individuali e collettivi da tenere saranno sufficienti a preservare dal contagio i colleghi.

Lo speriamo davvero. Ma non possiamo che far notare alla Banca che, pur con tutte le cautele e limitazioni, le attività sono ripartite o ripartiranno (palestre, cinema, scuole, ecc. ecc.) e, in parallelo, ora i tamponi si fanno a tappeto e non solo nei casi più seri. Questo darà luogo a un enorme numero di situazioni di positività o di contatto con positivi che non renderà possibile uno scorrimento fluido e lineare del lavoro in Banca (il cui compito, va precisato, rimane quello di garantire la sicurezza nei suoi ambienti e non scoraggiare le attività che si svolgono al di fuori di esso).

Non serve una sfera di cristallo per dirlo, basta osservare gli altri paesi in cui l’effetto dei contagi di ritorno si è palesato prima che da noi: zone rosse, scuole chiuse, limitazioni locali.

La realtà è che non siamo più in lockdown e che in questo contesto occorre prepararsi ad un autunno in cui tutte le attività subiranno continui “stop and go” e in cui l’unica arma vincente sarà quella dell’organizzazione, della modulabilità delle attività e della flessibilità.

In tutti i luoghi e settori della Banca, non solo in quelli le cui attività sono delocalizzabili (non penseremo che a BAN, nelle STC, nei GSP i colleghi siano immuni da questi effetti?).

E cosa accadrà se si verificheranno casi (a maggior ragione se nei luoghi in cui la presenza è necessaria)? Come verrà rimodulata o redistribuita l’attività? Ci saranno gli stessi problemi di sovraccarico intervenuti durante il lockdown, o c’è un nuovo piano?

In sintesi, la Banca è pronta a tutto questo? Ad oggi, davvero, non si direbbe.

Viviamo un momento che oscilla tra riaperture e volontà di ricominciare da un lato e rialzo dei contagi dall’altro, un contesto che tuttavia porta ancora solo in incubazione tutti i problemi dell’autunno imminente, che arriveranno.

I mesi passati ci hanno insegnato molto e, a maggior ragione, sappiamo quanto sia importante essere preparati per affrontarli.

La Fisac Cgil non ritiene chiuso il confronto su questi aspetti e, anzi, ritiene indispensabile tornare a discuterne in modo che sia davvero possibile ricominciare, nella massima sicurezza per i lavoratori.

Roma, 7 settembre 2020

La Segreteria Nazionale