Carriera Operativa – Creare i presupposti per un negoziato

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L’incontro del 5 febbraio u.s. sulla Carriera Operativa ha ripercorso lo schema che si ripete da tempo: la Banca ha fatto una breve descrizione di qualche ipotesi di modifica, senza troppa convinzione, per proseguire poi col solito invito ai Sindacati a farsi parte attiva. L’incontro è durato solo 45 minuti.

Senza neppure entrare nel dettaglio delle proposte della Banca, vale la pena osservare come, tra queste, le migliori siano quelle che descrivono modifiche (valutazione, mansioni, ecc. ecc.) in modo così vago da non poterne neppure valutare l’eventuale impatto.

Ma forse, visto il vuoto di contenuti e il perdurare del momento di stallo, vale la pena di dedicarsi a fare qualche considerazione.

I lavoratori appartenenti alla Carriera Operativa, pur se decimati nei numeri, pur se meno appariscenti nei ruoli, svolgono da tempo immemore e con rigorosa professionalità il proprio lavoro, fornendo un contributo fondamentale all’attività complessiva dell’Istituto.

Il percorso di carriera di questi colleghi segue le linee del contratto già esistente, con tutti i suoi pro e i suoi contro. Se dunque esiste oggi un’ipotesi di pervenire ad una riforma di queste carriere, bisognerebbe anzitutto partire dal presupposto che ciò che si intende cambiare deve necessariamente migliorare la situazione esistente e non certo peggiorarla. Nel secondo caso nessuna riforma è ipotizzabile.

Di questo concetto, così apparentemente scontato, la Fisac CGIL è più che sicura. Non sembra  invece esserne consapevole la Banca.

E sebbene alcune delle ipotesi peggiorative presentate siano già cadute (esempi: la redistribuzione delle risorse economiche tra colleghi, a danno di alcuni e a vantaggio di altri o l’introduzione di un sistema fondato su una meritocrazia presunta) altre continuano a palesarsi.

Con una inaccettabile ostinazione, la Banca continua a proporre l’introduzione di un livello stipendiale di ingresso inferiore per i neo assunti. Le motivazioni alla base sono quasi comiche: lo stipendio inferiore si giustifica perché esiste un periodo iniziale in cui occorre investire su una intensa formazione ai fini dell’impiegabilità del personale. Per la Fisac CGIL un neo assunto è stato selezionato dalla Banca stessa dall’esterno tramite concorso. Per definizione possiede “impiegabilità”. O non lo si sarebbe scelto tra tanti candidati. Si tratta chiaramente di un modo per giustificare la volontà di pagare meno il personale, al solito fendendo colpi su chi deve ancora arrivare.

Questa proposta è peggiorativa, rispetto alla situazione attuale. Ed è perciò irricevibile.

C’è poi il grande tema della flessibilità: che passa per la creazione di macrosegmenti caratterizzati da forte ampiezza mansionistica. È evidente che tale flessibilità si risolve in un vantaggio per la Banca, in termini di capacità di copertura di tutte le esigenze operative in ogni momento. Ci chiediamo però: in cambio di cosa la Banca vuole chiedere più flessibilità ai suoi lavoratori, visto che continua a dichiarare di non voler immettere risorse nella riforma? In cambio di nulla.

E’ chiaro che in questa situazione sembrano mancare i capisaldi stessi della riforma.

Ed è chiaro anche che di questa situazione non si può continuare a dar colpa ai Sindacati e all’attuale assenza di uno schieramento di maggioranza.

La Fisac Cgil ha fatto e continua a fare le proprie proposte ed ha chiesto in ogni occasione di incontro di ricevere un documento scritto, che la Delegazione si è puntualmente impegnata a fornire, senza mai farlo.

E’ evidente che è la Banca a non voler creare i presupposti oggettivi per lavorare attorno alla determinazione di una buona riforma. Perché è chiaro che in questa situazione frastagliata ha più speranza di creare ed ampliare consensi sulle questioni (peggiorative) che intende introdurre nella riforma.

La Fisac Cgil torna pertanto a chiedere un documento scritto da parte della Banca sulla riforma, che potrebbe essere presentato in un incontro informativo, che per definizione prevede la contemporanea presenza di tutti i Sindacati.

Roma, 6 febbraio 2020

La Segreteria Nazionale