Bocciata – La Banca valutata dai giovani e non solo

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Su una cosa non c’è dubbio: la Banca tiene al suo “capitale umano”. Ci tiene sopra ogni altra cosa. Al punto di considerare una sua prioritaria “sfida gestionale” quella di “preservare questo patrimonio di professionalità continuando ad attrarre, trattenere e motivare le persone in un contesto lavorativo qualificato e inclusivo”.

E proprio in questo suo anelito di inclusività, da tempo la Banca propone ai lavoratori questionari su vari temi, con annesse campagne di “spamming” finalizzate a incentivarli a rispondere, come è accaduto di recente con il questionario sull’organizzazione.

Certo, gli esiti di queste survey non si sono rivelati proprio lusinghieri (sebbene le domande fossero poste in modo tale da sbilanciare le risposte verso risultati positivi) e si percepisce un diffuso malcontento tra il personale, in particolare tra i neo-assunti, siano essi Expert, Vice Assistenti o Operai di 3^ junior, complici probabilmente gli ultimi accordi firmati… e quelli che si programma di firmare.

Sarà forse per questo che si è visto recentemente venire alla ribalta il tema dei giovani, in particolare tra le sigle sindacali che maggiormente si sono fatte artefici, negli anni, del progressivo deterioramento delle condizioni di lavoro delle nuove generazioni.

Come pure non sembra un caso il fatto che la Banca abbia deciso di parlare direttamente al cuore dei giovani, con una nuova pubblicazione autoreferenziale dal titolo “30 e lode, i giovani in Banca d’Italia”.

Perché la Banca ci tiene così tanto, ai suoi dipendenti, che non solo fa sondaggi tra loro, ma suggerisce le risposte che vorrebbe sentirsi dire.

E nella veste di dispensatrice di opinioni, come nemmeno il Ministero della Verità di orwelliana memoria, propone in ben 30 punti… non proprio la verità… parte della verità… tutt’altro che la verità.

Non è infatti sfuggito ai colleghi che hanno sfogliato il documento che vi sono riportate una serie di affermazioni quantomeno “poco realistiche”.

A cominciare dal livello delle retribuzioni d’ingresso. Senza neppure mettere mano alle tabelle stipendiali (sarebbe gioco facile evidenziare così che non c’è rispondenza alcuna rispetto agli importi riportati) tutti si sono accorti che quelle cifre non corrispondono alla propria busta paga.

La Banca stessa rivela con una noticina che gli importi sono gonfiati tenendo conto dell’ammontare medio degli straordinari. Ma anche così i conti stentano a tornare per la maggior parte dei colleghi.

Che ci sia un esiguo gruppo di colleghi Assistenti e Vice Assistenti che fanno un tale numero di ore straordinario da far impennare il livello medio delle retribuzioni anche di oltre 10.000 euro l’anno? E se anche fosse, come mai – stanti i budget e le politiche di contenimento del lavoro straordinario – per la Banca quella componente retributiva è da considerarsi come strutturale, tanto da inglobarla nelle cifre che propone nelle Tavole dei 30 comandamenti?

Va detto che, come sottolinea il documento, nel 2019 sono state assunte meno persone di quante ne sono andate in pensione. E così negli anni precedenti, da molto tempo a questa parte, aggiungiamo noi. Con un effetto cumulato di organici fortemente sottodimensionati.

Insomma, per la Banca il mondo ideale sembra esser fatto di pochissimi dipendenti che lavorano H24. Se questa è la Verità, in prospettiva quelle cifre potrebbero effettivamente essere realistiche. Peccato non aver poi il tempo di spendere tali stipendi da capogiro. Sperando che nessuno ne venga mai a conoscenza: perché la Banca si preoccupa sempre dell’effetto reputazionale che i nostri stipendi possono generare nel confronto con il contesto esterno…tranne quando si tratta di raccontare favole, all’interno, ai propri “ingenui” dipendenti. Dipendenti tra i quali, invece, i giovani sanno molto bene, quanto guadagnano; per gli altri, potrebbe essere un’amara sorpresa sapere (se già non lo sanno), che in Banca d’Italia un Operaio di 3^ junior plurititolato guadagna 23.000 euro lordi.

Non va poi trascurato il fatto che, come cita la (mezza) Verità n. 6, nel passaggio da Expert a Consigliere o da Vice Assistente a Assistente c’è un congruo incremento retributivo. Aleatorio ed eventuale per gli Expert, “in dismissione” per gli operativi, considerando che nella proposta di riforma delle Carriere operative tale salto andrebbe a scomparire. Un tuffo nell’incertezza e nel passato, insomma.

Certo, si potrà sempre contare sul terzo Dogma: la stabilità del posto di lavoro è un aspetto distintivo del lavoro in Banca (non ditelo agli operai del Servizio Banconote…).

Le possibilità di carriera per i qualificatissimi giovani dell’Area operativa sono poi innumerevoli, addirittura due: o restare nella carriera operativa (con quali prospettive di crescita economica e professionale, vista la proposta di riforma?) o entrare, con triplo salto mortale, nell’Area manageriale, con un concorso interno per cui ogni anno vengono banditi pochissimi posti. Un concorso, oltretutto, che non è destinato ai soli giovani, ma a chiunque abbia almeno 5 anni di anzianità lavorativa, pur non tenendo conto delle competenze professionali acquisite con tale anzianità, ma rispecchiando invece lo stampo nozionistico dei concorsi esterni.

C’è poi da fare un focus sugli Expert: i loro livelli stipendiali gonfiati al rialzo sono superiori a quelli percepiti in altri Enti, sgonfiati al ribasso. E non c’è dunque da crucciarsi, se i bonus erogati come gratifica sono riservati a pochissimi di loro: i Coadiutori, prima della riforma, non li percepivano affatto. Solo che i Coadiutori, anche dopo la riforma, non sono una specie estinta e continuano a non percepirli, spesso a parità di mansioni svolte. È chiaro che qui la Verità da tener presente per tutti è, come dire, “sempre meglio di niente”.

Sempre per gli Expert, è confortante apprendere che la Banca non predilige l’attribuzione di obiettivi quantitativi, cui finora si è fatto invece abbondante ricorso. Sembra un buon auspicio per il futuro dei colleghi… Purtroppo, quantitativi o qualitativi che siano, sono proprio gli obiettivi personalizzati l’assurdo: inducono i colleghi a sentirsi liberi professionisti che si ritrovano, quasi per caso nello stesso ufficio. Gli obiettivi di ognuno dovrebbero essere incastonati, invece, in un sistema di obiettivi aziendali.

Possiamo ancora soffermarci sulla mobilità del personale: i job posting, le vacancy. E qui, senza neppure addentrarsi sull’efficacia di tali strumenti, è sufficiente evidenziare come, a titolo esemplificativo, venga citata la possibilità di proporsi per i JST di Vigilanza. Posizioni che, come tristemente noto, non vengono assegnate tramite vacancy.

Certo, ai giovani (come a tutti i dipendenti) in Banca vengono offerti benefits importanti (come del resto accade anche fuori Banca).

Ma parlando di aspetti previdenziali, sappiamo come per i post ’93 aderenti al Fondo complementare la Banca si sia rifiutata di prevedere una contribuzione alla lump sum (sorta di “liquidazione” che doveva ridurre il gap con gli ante ‘93) stabile e sostenibile nel tempo, preferendo una misura aleatoria e per oltre la metà a carico dei lavoratori.

Con così tante risposte pronte rimane da sciogliere un arcano: perché la Banca avrebbe messo insieme un siffatto compendio di corbellerie?

Se l’obiettivo era raccontare una bella favola ai giovani, il risultato è stato quello di fare arrabbiare tutto il personale.

L’unica verità è che la Banca sta perdendo ormai il suo appeal professionale e che, a forza di introdurre condizioni a ribasso, sta finendo per non essere più competitiva sul mercato del lavoro. L’ultimo concorso per Vice Assistenti è emblematico: la Banca li ha voluti tutti laureati, inquinando le aspettative professionali con l’effetto che molti sono entrati lasciandosi aperte vie di fuga, o se ne stanno già andando o si stanno già guardando intorno.

La sbandierata capacità di retention è destinata ad abbassarsi. E la Banca lo sa.

Ecco perché questo sforzo motivatore, a dispetto delle tante volte in cui abbiamo sentito affermare che i giovani devono essere grati per il solo fatto di essere entrati in Banca e non devono avere altre pretese.

Si riaprirà a breve il confronto su Carriera manageriale e riforma delle Carriere operative: dato il quadro attuale, la Fisac Cgil ritiene che debba essere per la Banca un’occasione per dimostrare che veramente, tiene ai giovani e al futuro, senz’altro più concreta della proposta di visioni edulcorate del presente.

Quanto alla possibilità di intraprendere nuove iniziative motivatrici, la speranza è di rinvenire nelle prossime pubblicazioni quantomeno un maggior rispetto intellettuale per chi ogni giorno, in Banca d’Italia, ci lavora.

Roma, 10 settembre 2019

La Segreteria Nazionale