Il testacoda delle Carriere Direttive

Immagine-Testacoda

L’OSTENTATA ACCELERAZIONE…HA IL FRENO A MANO TIRATO

Ieri mattina si è svolto il previsto incontro sulla riforma delle Carriere Operative.

Ci aspettavamo di ricevere, da parte della Delegazione aziendale, il documento riepilogativo della posizione della Banca sull’ipotesi di riforma, la cui consegna alle OO.SS. era stata annunciata entro la prima decade di giugno.

Invece la Banca ha dichiarato, con nostro stupore, di non aver redatto ancora alcun documento ma che i tratti distintivi della riforma sono già pienamente rappresentati nella dichiarazione a verbale contenuta negli accordi sul welfare aziendale condivisi e firmati insieme a quello che era, in quel frangente, il secondo tavolo – Falbi e Sibce che ne costituiscono, come avevamo, ahinoi, previsto, l’ossatura non negoziabile.

Tuttavia, la Delegazione ha dichiarato di essere disponibile a raccogliere, da parte di tutte le Sigle, spunti e integrazioni rispetto a quell’ossatura, a nostro giudizio già fin troppo – pericolosamente – definita nei dettagli.

La Fisac CGIL ha più volte evidenziato quali siano i punti chiave che potrebbero portare ad una buona riforma e quali le forti criticità di quella che viene invece prospettata. Pertanto, in questo incontro, abbiamo ritenuto necessario soprattutto chiedere chiarimenti e avanzare alcune osservazioni:

–  abbiamo chiesto di nuovo conferma sulle risorse economiche che la Banca intende investire sulla riforma. Nuovamente ci è stato risposto che non intende investirne a causa dell’esistente “vincolo di costo” per “equilibri di bilancio e di reputazione verso l’esterno”. Pertanto, ai colleghi verrà attributo solo uno scatto, leggero o pesante, per il reinquadramento – ovvero la parte che non venne assegnata nel 2016 – e, per il resto, la riforma procederà ad una mera redistribuzione delle risorse tra i colleghi, per le quali occorrerà “fare delle scelte” che, per ammissione della stessa Delegazione, porteranno anche qualcuno a rimetterci, rispetto al sistema attuale, come la Fisac Cgil aveva già ampiamente capito e denunciato;

–  a questo proposito abbiamo osservato che i colleghi andati in pensione dopo il 2016 non prenderanno, come logico, questo scatto per il reinquadramento, con un risparmio per la Banca, mentre i colleghi neo assunti non hanno mai avuto lo scatto e mezzo che venne assegnato allora. Questo genera una situazione di squilibrio che può essere sanata solo prevedendo che al reinquardamento si garantisca un assegno che abbia le stesse caratteristiche e sia più generoso per tutti, a compensazione di tale disparità;

–  abbiamo di nuovo contestato il sistema dei livelli economici, che prevede, come confermato dalla Delegazione, livelli retributivi differenziati anche all’interno del medesimo segmento, sulla base dell’anzianità. La Banca ha affermato di trovare questo “ragionevole”. La Fisac Cgil continua invece a sostenere che, in un sistema con soli due segmenti, è del tutto irragionevole prevedere che a colleghi interessati da medesime attività lavorative sulla base di un mansionario unico, vengano attribuiti livelli economici differenti. I colleghi farebbero in sintesi lo stesso lavoro, ma sarebbero retribuiti in modo diverso. Non occorre commentare ulteriormente quanto questo possa essere potenzialmente deleterio, sia per la progressione economica delle nuove generazioni, sia per i rapporti interni alla compagine lavorativa;

– abbiamo di nuovo insistito sulla necessità di un nuovo reinquadramento dei coadiutori verso il profilo Expert: ad oggi, la Delegazione aziendale continua ad escludere questa possibilità;

–  molto preoccupante è l’affermazione, contenuta in uno dei “dogmi” della famigerata dichiarazione a verbale, secondo la quale gli scatti “automatici” non sarebbero poi così sicuri, come spergiurato dalle sigle che l’hanno generata, ma attribuiti “salvo demerito”. La Delegazione ha chiarito che il demerito non consiste nell’esistenza di gravi, quanto rare, situazioni (provvedimenti disciplinari, ecc.), ma nella possibilità che “alcune persone non rispettino gli standard di qualità. Su quali siano questi standard e su chi e come li decida non è stata però data risposta;

Nel constatare la stagnazione, se non la frenata, della trattativa, rispetto a chi ventilava l’arrivo di una potente accelerata, attendiamo di essere convocati per un ulteriore incontro sul tema prima della pausa estiva, che si aggiungerà a quelli in calendario sull’Area Manageriale il 27 giugno p.v. e sull’IPCA.

Da ultimo non possiamo non notare come improvvisamente il primo tavolo Falbi-Sibc, si sia accorto solo ora che la riforma, ad oggi, per come è prospettata dalla dichiarazione a verbale da loro sottoscritta, non è conveniente per i colleghi sotto molti degli aspetti che la Fisac Cgil ha più e più volte messo in luce, con volantini e assemblee:

–  demansionamento dei colleghi;

–  penalizzazione economica legata alla perdita dell’AIS (e, aggiungiamo noi, alla perdita del salto di livello stipendiale che si consegue attualmente in occasione dei passaggi di grado);

–  assenza delle possibilità di crescita professionale dei colleghi tramite un ampliamento delle opportunità di passaggio verso l’Area Manageriale (e, aggiungiamo noi, mancanza di un adeguato livello di assunzioni dal basso).

Difficile e puerile sostenere che la colpa di questo sia legata all’insediamento del nuovo Direttorio, visto che questi elementi erano già presenti fin dall’inizio, come denunciato dalla nostra O.S..

Piuttosto sembra un arresto clamoroso e visibile effettuato con freno a mano da parte del primo tavolo che, dopo aver ancora una volta sbandierato la paternità di una riforma (pessima) si accorge che stavolta i colleghi potrebbero davvero arrabbiarsi. Così come sono arrabbiati i colleghi di BAN a cui molte di quelle “novità” sono state perpetrate da quelle stesse sigle nell’accordo del dicembre 2017 (ad esempio l’azzeramento dell’AIS per Operai di 3^ e Operai di 3^ junior).

Evidentemente il primo tavolo ha finora preso con troppa leggerezza le serie tematiche legate a questa riforma, badando più alla propaganda che ai contenuti.

Continuiamo a sentir dire che questa riforma è fortemente desiderata dai colleghi. Ieri la Delegazione aziendale lo ha ribadito. Se si tendesse minimamente l’orecchio ad ascoltare i colleghi, sarebbe chiaro, come è sempre stato chiaro alla Fisac Cgil, che la riforma che desiderano non è questa.

Roma, 20 giugno 2019

La Segreteria Nazionale