Dell’agire sindacale e dell’agire in giudizio

 

Recentemente, a causa del controverso accordo sulla “Lump Sum”, alcune OO.SS. si sono espresse sulla opportunità di adire le vie legali per far sanzionare come illegittimo l’accordo raggiunto.

In premessa, fughiamo ogni dubbio: l’accordo del 16 giugno scorso NON è stato firmato dalla Fisac CGIL perché insufficiente per alcuni Colleghi e ingiusto per altri e non esiteremo a tutelare in via giudiziale gli interessi del Personale interessato, non appena avremo concluso con i nostri legali l’analisi dettagliata dell’intera vicenda, valutando l’esistenza o meno di profili discriminatori nonché di elementi di irrazionalità/illogicità nella scelta di diversificare arbitrariamente posizioni lavorative di fatto identiche

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Fatta questa doverosa premessa, la posizione della Fisac è che una Organizzazione Sindacale debba privilegiare il terreno politico nel confrontarsi su ogni argomento che riguardi i Colleghi, anche quando le differenze di visione e di idee con la controparte fossero radicali.

Crediamo che il compito fondamentale del Sindacato sia di elaborare idee e progetti su quanto riguarda la vita lavorativa dei Colleghi e porre in atto le strategie più opportune affinché quelle idee e quei progetti trovino una concreta realizzazione. Un esempio di questo si può considerare quel che abbiamo fatto con la proposta (Lump Sum: Win Win) presentata alla Banca lo scorso 21 febbraio proprio sulla questione della sulla Lump Sum.

Confronto con la Controparte, dunque, per la realizzazione di progetti fattibili e positivi per i Colleghi; ma, laddove il confronto si riveli infruttuoso, anche scontro. E’ di fondamentale quanto evidente importanza, che l’unica vera Controparte che i Lavoratori debbono avere non può che essere la Banca. L’insulso “gioco al massacro” che viene perpetrato tra le varie Sigle, spesso soltanto “per qualche tessera in più”, è l’aiuto più prezioso che viene regalato alla Controparte stessa.

Il Sindacato deve metter il suo agire al servizio delle idee che, a loro volta, possono scaturire solo dal confronto quotidiano con chi lavora. Soltanto così le idee saranno patrimonio comune dei Lavoratori, vivranno in loro e consentiranno ai loro Rappresentanti di portarle avanti con la forza data dal loro appoggio; forza che garantirà quella fermezza e quella coerenza che sono alla base di tutte le battaglie e che, soprattutto, sono fondamentali per ottenere risultati tangibili per chi lavora.

Riteniamo che la strada dell’azione legale, che abbiamo percorso in passato e non ci esimeremo – se necessario – dal percorrere in futuro, rappresenti necessariamente un’extrema ratio, un meccanismo da attivare quando il confronto non può più essere portato avanti sul piano politico perché un corto circuito Sindacato/Banca ha portato alla sottoscrizione di un accordo lesivo dei diritti riconosciuti per legge ai Colleghi.

E’ necessario, quindi, che il ricorso alle vie legali non diventi una scorciatoia, in una modalità di azione apparentemente immediata e “facile” che salta a piè pari il confronto con i Lavoratori e la lotta.

I momenti di discussione collettiva, il parlare con i Colleghi quotidianamente, il vivere la condizione di “lavoratori” sono i requisiti indispensabili per cercare di costruire quelle conquiste che cambiano, migliorandole, le condizioni di chi lavora e siano, soprattutto, durature nel tempo.

Se il Sindacato sarà davvero in grado di realizzare tutto ciò, allora le vie legali non saranno che uno dei tanti strumenti da utilizzare a sostegno di una vertenza. Diversamente, si correrebbe il rischio di trasportare il confronto tra Lavoratori e controparte in un luogo estraneo all’ambito lavorativo e, soprattutto, lontano dal controllo diretto dei Colleghi.

Roma, 13 luglio 2017

La Segreteria Nazionale