I risparmi della Banca

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Questa mattina, la Banca d’Italia ha pubblicato il Bilancio per l’anno 2020.

L’anno trascorso è stato caratterizzato dal diffuso ricorso al lavoro da remoto con percentuali fino al 93% (in media del 59%) in un contesto normativo completamente deregolato. Ciò ha prodotto una riduzione molto significativa delle spese per il personale, pur a fronte di un impegno qualitativo e quantitativo, in presenza e da remoto, che ha consentito il pieno raggiungimento degli obiettivi dell’Istituto.

Nonostante l’aumento del personale di 78 unità, nonostante la Banca d’Italia per la prima volta non riporti il dato relativo alla spesa complessiva per il personale e nonostante siano stati inseriti nella voce “retribuzione lorda” una serie di costi spuri, sostenuti in modo unilaterale e del tutto disomogenei tra il personale, si evidenziano ben 18 milioni di minori spese riferite al personale rispetto all’anno scorso: basti pensare a voci come straordinario, plus orario, missioni, formazione in presenza.

Vi sono, inoltre, ulteriori risparmi di spese amministrative per complessivi 23 milioni che il bilancio riconosce “da imputare, tra l’altro, alla riduzione dei costi, per effetto del più ampio ricorso al lavoro da remoto” (quali ad esempio utenze e pasti) e che invece, nel deregolamentato lavoro da remoto, sono stati ingiustamente posti a carico dei lavoratori.

Si tratta, quindi, sia di costi accollati ai colleghi, sia di somme relative a prestazioni effettuate e non remunerate, per effetto di meccanismi retributivi – differenziati fra il personale – subordinati non al lavoro svolto, ma alla presenza fisica negli uffici. Somme che in molte realtà si è già provveduto a redistribuire in favore dei lavoratori.

Pertanto, i risparmi ottenuti vanno immediatamente posti sul tavolo della trattativa dall’Amministrazione per restituire equità nel trattamento del personale, nell’ambito del negoziato sulla complessiva riorganizzazione del lavoro.

Un negoziato non più rinviabile, che deve introdurre un modello innovativo nelle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa, più equo nella gestione del personale, più efficiente nel servizio ai cittadini, più rispettoso dell’equilibrio vita-lavoro di ognuno di noi.

Roma, 31 marzo 2021

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