Ad Maiora

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Il 2020 si è rivelato un anno nefasto per il mondo intero, non serve neppure dirlo.

Per colpa di nessuno certamente, se non di una epidemia terribile che si è abbattuta sul mondo in modo completamente inatteso, costringendo a improvvisare soluzioni d’urgenza in tutti i settori del lavoro, come nella vita privata ma, altrettanto certamente, a causa delle numerose falle del sistema, che hanno costituito il substrato su cui si sono dispiegati i tanti effetti negativi che si sono prodotti.

Innumerevoli i dibattiti cui abbiamo assistito in questi mesi, come innumerevoli sono gli imputati: globalizzazione, privatizzazione, precarietà, malasanità, ecc. ecc. ecc..

Il 2020 si è chiuso a Banconote con la Comunicazione di servizio n. 80 del 2020 su “Attività produttiva nel periodo 4-15 gennaio 2020”.

In questo scenario disastroso, la Comunicazione del 30 dicembre scorso è sembrata il coronamento della situazione. A cominciare dalla digressione contenuta nell’incipit: “…considerato che non è stato possibile raggiugere in tempo utile un nuovo accordo con le OO.SS., ma che perdura l’emergenza epidemiologica…”.

In questi giorni di bilanci del passato e propositi per il futuro, vale allora la pena di fare qualche riflessione anche al nostro interno, nella convinzione che dalle brutte esperienze si possa trarre utile guida per il futuro.

Gli accordi del 2017 per il Servizio Banconote sembrano ormai storia remota: i colleghi si sono ormai abituati all’organizzazione del lavoro che è stata introdotta, e hanno ormai organizzato la propria vita su quei ritmi, tanto che per alcuni pensare ad una modifica ora può suscitare disappunto.

Tuttavia non si può negare che si tratta di una organizzazione che, allo scoppio dell’epidemia, non ha consentito di utilizzare la flessibilità richiesta dalla situazione di emergenza, a causa della rigidità del sistema, se non attraverso alcuni sfalsamenti in ingresso/uscita, che non hanno migliorato per nulla la situazione nel corso della giornata lavorativa.

In questo contesto, però, gli obiettivi produttivi non sono affatto stati ridimensionati dall’Amministrazione e, anzi, il vecchio paragone con le realtà private, seguito dalla solita ombra dell’esternalizzazione hanno continuato a stagliarsi sul fondo di ogni incontro e trattativa.

Dato questo sistema di organizzazione del lavoro e data la dotazione organica ne è conseguita la necessità di ricorso importante e sistematico al lavoro straordinario, sebbene la situazione epidemiologica generale e le caratteristiche delle attività svolte suggerissero invece un allentamento di ritmi produttivi.

Così, mentre il mondo celebrava l’encomiabile sforzo di medici e infermieri, nessuno può certamente aver pensato di concedere tributo allo sforzo dei lavoratori del Servizio Banconote, che pure hanno fornito un servizio essenziale – sebbene meno visibile – e in condizioni lavorative esasperate dalla situazione e dalle richieste produttive.

Tutto questo, infine è accaduto contando sulla disponibilità dei colleghi e sulla presenza di una fascia di lavoratori più deboli, gli operai di 3^ jr, introdotta con gli stessi accordi del 2017.

Dopo il messaggio dello scorso 30 dicembre, con cui la Banca provvedeva unilateralmente all’organizzazione dell’attività produttiva in emergenza, ci chiediamo allora quale sia l’auspicio migliore per il 2021 e per il futuro a venire, per i lavoratori di Banconote.

Siamo chiaramente in presenza di un’Amministrazione che si è barricata in sé stessa, tanto da non riuscire (o non voler) trovare l’accordo con i rappresentanti dei lavoratori, ma che al contempo, a quei lavoratori, chiede moltissimo: non uno sforzo ordinario ma molto di più, vista l’ingente mole di lavoro straordinario richiesto ed elargito persino in un anno come quello appena passato, che avrebbe richiesto tutt’altro orientamento.

Che agisce sapendo di poter fare ampia leva su una generazione che è stata deliberatamente resa più ricattabile, perché gli è stato abbassato ad arte lo stipendio, e a cui quindi, comprensibilmente, lo straordinario e il premio collegato al raggiungimento degli obiettivi di produzione, possono fare comodo.

Questo è quello che finora è stato. E ora che siamo agli albori di un nuovo anno non possiamo non chiederci se e come sarà possibile andare avanti con questo atteggiamento, che chiede molto ma mostra poca considerazione per chi manda avanti lo stabilimento: i lavoratori.

Noi crediamo che la risposta non possa più riposare in questa o quella soluzione di emergenza, in questo o quel contentino estemporaneo che l’Amministrazione vorrà o non vorrà concedere, ma in una nuova e vera programmazione del futuro.

Con l’inizio del nuovo anno, e dopo un periodo così terribile – o forse ancora nel pieno dello stesso – crediamo che occorra un nuovo equilibrio tramite il quale per chiedere e ricevere dai lavoratori, la Banca debba offrire modalità e prospettive nuove agli stessi.

Crediamo che il 2021 non possa più prescindere dalla contemplazione di un vero piano industriale per lo stabilimento che insieme agli obiettivi metta sul tavolo anche le risorse che si vogliono investire, nonché il modo in cui si intende impiegarle.

Una proiezione nel medio periodo dell’attività dello stabilimento e della sua produzione.

Una nuova programmazione degli organici, che preveda nuove assunzioni, anche in considerazione di futuri pensionamenti.

Ma soprattutto un riequilibrio della dignità del lavoro degli operai di 3^ jr: lo sforzo profuso e quello che verrà chiesto non possono più riposare sull’assenza di prospettive migliori in termini retributivi e di progressione di carriera per questa generazione di lavoratori e per quelle che verranno.

Crediamo che sia davvero il momento di superare i limiti esistenti e rivolgerci verso cose più grandi: “ad maiora”, è proprio il caso di dire.

Relazioni migliori, migliori tutele e riconoscimenti, migliori contratti. 

Questo, quello che ci aspettiamo in questo 2021, quello per cui ci prepariamo a lavorare.

Roma, 4 gennaio 2021

La Segreteria Nazionale